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Saluzzo e il suo territorio

Saluzzo conta circa 17.000 abitanti su una superficie territoriale di 75,78 kmq ed è una piccola, affascinante città in provincia di Cuneo, situata a 340 m sul livello del mare, dove le valli del Monviso

Saluzzo conta circa 17.000 abitanti su una superficie territoriale di 75,78 kmq ed è una piccola, affascinante città in provincia di Cuneo, situata a 340 m sul livello del mare, dove le valli del Monviso si aprono in una pianura ricca di frutteti.

Capitale di un Marchesato quattro volte secolare, ha conservato intatto nelle soluzioni urbanistiche di fine ‘400 il centro storico, disteso a ventaglio sulla collina e in origine racchiuso da una duplice cerchia di mura.

Oggi Saluzzo è uno dei più esclusivi centri italiani dell’antiquariato, del mobile d’arte e del restauro e vanta una tradizione plurisecolare nell’artigianato del legno e del ferro, perpetuata da botteghe a dimensione familiare e valorizzata dalle annuali Mostre di Antiquariato (maggio) e di Arredamento (settembre).

Le sue campagne sono sede di attività di assoluta eccellenza nei campi dell’agricoltura e dell’allevamento. Ha dato i natali a molti personaggi illustri: il patriota e scrittore Silvio Pellico; il fondatore della moderna arte tipografica Giovanni Battista Bodoni; il liutaio Gioffredo Cappa; lo storico Goffredo Casalis; il matematico Corrado Segre; il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Vi hanno sede la Diocesi, il Tribunale, il Parco del Po Cuneese, e numerose istituzioni scolastiche, religiose e socio-assistenziali; a retaggio degli antichi fasti di piccola capitale, la città svolge una fondamentale funzione di centro di servizi a beneficio dell’area circostante e delle vallate, mediante l’ospedale, gli uffici giudiziari, le istituzioni scolastiche, le stazioni ferroviaria e delle autolinee, le fiere e i mercati, le numerose manifestazioni a carattere artistico e culturale.

theatrumOrigine e nome

Documentata fin dall’anno 1000, la “curtis” Saluzzo è marchesato d’origine aleramica già alla fine del 1100; quattordici marchesi si succedono alla guida del piccolo stato di confine, che mantiene, anche grazie ai legami politici e culturali con la vicina Francia, la propria autonomia politica giungendo perfino a contendere ai Savoia il predominio del Piemonte e la costruzione di uno stato regionale.

Il Marchesato di Saluzzo raggiunge la massima fortuna nel XV secolo, sotto i successivi governi di Ludovico I e Ludovico II, quando all’espansione economica e ad una crescente prosperità, garantite da un lungo periodo di pace interna ed esterna, corrisponde lo splendore delle arti e delle lettere. Nel 1511 ottiene dal papa Giulio II l’istituzione della Diocesi. In questi anni Saluzzo assume l’aspetto di una piccola capitale con il centro storico disteso a ventaglio sulla collina ed in origine racchiuso da una  duplice cerchia di mura ­- soluzioni urbanistiche di fine ‘400 conservate pressoché intatte fino ai giorni nostri.

Peraltro, già nel secolo successivo, inizia la decadenza: travolto dalla contesa francoimperiale, il piccolo stato è infine annesso al Ducato sabaudo (Trattato di Lione, 1601), nella cui storia da allora confluirà.

Nel ‘700 si assiste alla ripresa economica e demografica: la città si espande al piano e sotto il Regno di Sardegna è capoluogo di provincia. Durante la parentesi napoleonica (1796-1814) è annessa al regno francese nel Dipartimento della Stura; costituito il regno d’Italia, fu nominata capoluogo di circondario e sede di sottoprefettura.

marchesatoIl marchesato di Saluzzo

Intorno alla metà del XII secolo la decisione del primo marchese Manfredi di stabilire la capitale dei propri domini a Saluzzo ne favorì la graduale trasformazione da piccolo borgo a ricca città fornita di castello e dotata di una doppia cinta muraria; i suoi successori riuscirono, con alterne fortune, a ritagliarsi uno spazio importante nel sistema geopolitico regionale a danno dei Comuni vicini e dei duchi di Savoia, mantenendo, anche grazie ai legami politici e culturali con la vicina Francia, la propria autonomia politica per quasi quattro secoli.

Il Marchesato di Saluzzo, che comprendeva oltre alla pianura saluzzese le valli Po, Varaita, Maira e Grana e le enclave di Carmagnola, Dogliani e Centallo, raggiunse la massima fortuna nel XV secolo sotto i successivi governi di Ludovico I e Ludovico II, quando all’espansione economica e ad una crescente prosperità, garantite da un lungo periodo di pace interna ed esterna, fece riscontro lo splendore delle arti e delle lettere. La costruzione dell’imponente cattedrale e l’istituzione nel 1511 della diocesi intesero rimarcare l’indipendenza del piccolo stato; la costruzione del “Buco di Viso” (primo tunnel sotto le Alpi della storia) favorì le comunicazioni e i rapporti commerciali con la Francia meridionale; importanti interventi di governo del territorio e delle acque favorirono lo sviluppo agricolo ed artigianale. Saluzzo si abbellì di quegli insigni monumenti e di quelle soluzioni urbanistiche che ancora oggi fanno del suo centro storico, disteso a ventaglio sulla collina e conservatosi quasi intatto nei secoli, un piccolo gioiello di arte e architettura.

gonfalone-saluzzoStemma e gonfalone

Stemma: troncato di azzurro e d’argento alla lettera gotica S d’oro attraversante, col capo del littorio: di rosso (porpora) al Fascio Littorio d’oro circondato da due rami di quercia e d’alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali. Corona marchionale (dall’atto di concessione del 1930).

Le prime attestazioni dello stemma risalgono alla seconda metà del XV secolo: nel 1466 compare sui capitelli e sulle mensole del chiostro del Convento di San Giovanni; Le famiglie patrizie, che cooperarono alla spesa necessaria per la costruzione del chiostro, fecero scolpire sui capitelli le proprie insegne. Anche il Comune partecipò alla spesa ed ebbe il suo stemma scolpito su capitelli, mensole e su una lastra di marmo. L’arma del Comune è lo scudo stesso della Casa Saluzzo, caricato di una S romana, gotica nella forma, dalle estremità troncate a spirale. Negli stessi anni lo stemma fu inoltre dipinto sul soffitto dell’antico Palazzo del Comune in Salita al Castello. Dal 1680 lo stemma di Saluzzo è insignito della corona marchionale.

Verso la fine del XVIII secolo in alcune attestazioni la S dello stemma è sostituita da due delfini ricurvi in senso inverso; il primo a introdurre il mutamento, motivato essenzialmente come vezzo artistico, è stato il celebre tipografo Giambattista Bodoni nella Chronotaxis dei Vescovi di Saluzzo, edita a Parma nel 1783: i due delfini combaciano direttamente con le mascelle inferiori nel centro dello scudo, torcendo il corpo l’uno a sinistra e l’altro a destra; quello che campeggia sul campo azzurro è di color argento, l’altro posto sullo scudo argento è invece di colore azzurro.

Dal secolo XIX entra in uso negli atti civici lo stemma dei delfini, raffigurati per lo più di colore oro, ma vi è introdotto il pomo, morsicato da entrambi. E in questo modo, ritenuto più elegante, passò nella consegna fatta il 19 aprile 1911, leggendovisi : – « Scudo di argento a capo azzurro con entro la S composta di due delfini, di cui uno.in azzurro nella parte inferiore e l’altro di argento nella parte superiore» o capo azzurro. Quanto al colore dei delfini non si ebbe una norma stabile; talvolta si incontrano entrambi di oro; talvolta d’oro il primo, d’azzurro il secondo ; talvolta d’argento l’uno, d’ azzurro l’altro.

silvio_pellico_miniPersonaggi celebri

  • Cesare Arbasia (1547(?) – 1607): pittore di corte di Carlo Emanuele I di Savoia. Fu attivo in Spagna (Cattedrali di Malaga e Cordoba), a Roma – ove fondò l’Accademia di San Luca, e nei domini sabaudi.
  • Michele Todini (Saluzzo, 1625 ca. – Francia, forse Parigi, dopo 1676): costruttore di “meravigliosi meccanismi musicali”, divenne famoso per la galleria armonica, un clavicembalo con i registri del violino e della lira, collegato automaticamente ad altri tre clavicem­bali minori e ad un organo. Acqui­stata dalla famiglia Verospi e collocata nel palazzo di famiglia presso la Chiesa di S. Maddalena in Roma, la Galleria costituiva, ancora un secolo dopo, la meta di curiosi viaggiatori.
  • Gioffredo Cappa (1647(?) – Saluzzo, 6.08.1717): aprì in città un laboratorio di liuteria, fu il più importante liutaio piemontese dei secc. XVII e XVIII: lo stile dei suoi lavori ai modelli degli Amati, tanto da rendere spesso problematica l’attribuzione. Apprezzate tra gli altri da Pugnani, Viotti e Paganini, le sue opere servirono egregiamente alla nascente scuola violinista piemontese e ancor oggi sono molto ricercate.
  • Giuseppe Angelo dei conti di Saluzzo (Saluzzo, 1734 – Torino 1810): fisico e chimico, fondò a Torino l’Accademia delle Scienze e ne fu il primo presidente.
  • Silvio Saverio Balbis (Caraglio, 29 ottobre 1737 – Saluzzo, 23 luglio 1796): di famiglia saluzzese, fu apprezzato autore di poesie e tra i primi a scrivere in dialetto piemontese. Guida all’ambiente culturale saluzzese dell’epoca, la sua casa era frequentata da Onorato Pellico, padre di Silvio, di cui Balbis è padrino.
  • Giovanni Battista Bodoni (Saluzzo, 1740 – Parma 1813):si formò nell’arte tipografica nell’officina paterna saluzzese. Diresse la Stamperia Ducale di Parma nel 1768, disegnò e incise caratteri tipografici di estrema eleganza in tutti gli alfabeti conosciuti, pubblicò sontuose edizioni, ancor oggi riconosciute quali esempio di stile. Ha lasciato alla città natale una preziosa e importante collezione di 250 opere, conservate presso la Biblioteca Civica.
  • Delfino Muletti (Saluzzo, 1755 – Cuneo 1808): di professione avvocato, ordinò l’archivio della città studiando e pubblicandone i documenti nelle “Memorie storiche e diplomatiche appartenenti alla città e ai Marchesi di Saluzzo”, minuziosa storia della città in dieci volumi dalle origini all’inizio dell’800.
  • Diodata Saluzzo Roero (Saluzzo, 1774 – Torino 1840) figlia del conte Giuseppe Angelo Saluzzo, svolse un’intensa attività letteraria; anticipatrice del romanticismo, apprezzata da Monti e dall’Alfieri, Intrattenne rapporti epistolari con Madame di Staël, Monti, Bettinelli, Parini, Manzoni. Godette del consenso di Santorre di Santarosa, Ludovico di Breme, Foscolo, Byron, Lamartine.
  • Goffredo Casalis (Saluzzo, 1781 – Torino 10.3.1856): Laureato in lettere, sacerdote, in giovinezza fu apprezzato autore di versi. Si dedicò poi a studi di filologia e di storia, che fruttarono in trent’anni di costante lavoro il monumentale “Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna” in 28 volumi (Torino, 1848).
  • Silvio Pellico (Saluzzo, 1789 – Torino 1854): patriota e scrittore, in gioventù fu autore teatrale di grande successo (Francesca da Rimini, 1815). Carbonaro e redattore de “il conciliatore”, storico giornali antiabsburgico, fu incarcerato nella fortezza dello Spielberg. Raggiunse fama mondiale con “Le mie prigioni” (1832), pubblicato dopo la liberazione, toccante testimonianza dell’esperienza spirituale e politica del primo Risorgimento.
  • Carlo Alberto Dalla Chiesa (Saluzzo, 27.09.1920 – Palermo 3.09.1982):fece la prima esperienza bellica come sottotenente di fanteria in Montenegro, e nel ’42 passò nell’Arma dei carabinieri partecipando alla guerra di li­berazione, alla cui conclusione fu decorato con medaglia d’argento al valor militare e con due croci al merito. Nel 1978 gli fu affidato l’incarico di coordinare le forze di poli­zia impegnate nella lotta contro il terro­rismo; l’anno successivo fu promosso generale di divisio­ne nella I di­visione carabinieri «Pastrengo» di Mila­no; nel 1981 fu nominato vice comandan­te generale dell’Arma. Pochi mesi dopo gli fu affidata dal governo la prefettura di Palermo per arginare la recrudescenza della mafia, che il 3 settembre 1982 lo uccise all’uscita dalla prefettura.
  • Magda Olivero (Saluzzo, 1910 – vivente) Sin dall’infanzia dimostra indubbie qua­lità artistiche e studia pianoforte, armo­nia, contrappunto e canto; debutta al Teatro Vittorio Emanuele di Torino nel 1933 nel ruolo di Lauretta nell’opera «Gianni Schicchi» di Puccini. Giunge ben presto nei maggiori teatri ita­liani con le opere del più acclamato re­pertorio operistico, eccellendo in «Tra­viata» e «Adriana Lecouvreur», l’opera più «sua», a giudizio dello stesso auto­re, Francesco Cilea. All’estero calca i più importanti palcoscenici, accol­ta sempre con entusiasmo, particolarmente negli Stati Uniti.

Il territorio e le frazioni

Il territorio di Saluzzo comprende il capoluogo, nel quale è istituita la sede del Comune, dei suoi organi istituzionali e degli uffici, le due frazioni, Via dei Romani e Cervignasco, e alcune regioni o borgate: Bronda, Via della Croce, Paracollo, Paschere, Ruata Re, Torrazza, Ruata Eandi, Colombaro dei Rossi, Stella.

Fonte: sito del Comune di Saluzzo (http://comune.saluzzo.cn.it/)

info@museodellamemoriacarceraria.it

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