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La squadra dei biografi della memoria carceraria

Susanna Ronconi Formatrice, ha gestito il corso “Biografi della  memoria carceraria” Percorso di formazione di raccoglitori di video e audio narrazioni autobiografiche del e dal carcere che si è tenuto dal 13 al 16 ottobre 2016 a Saluzzo presso il

Susanna Ronconi

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Formatrice, ha gestito il corso Biografi della  memoria carceraria” Percorso di formazione di raccoglitori di video e audio narrazioni autobiografiche del e dal carcere che si è tenuto dal 13 al 16 ottobre 2016 a Saluzzo presso il Museo della Memoria Carceraria.

leggi qui le sue note biografico-professionali

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Angelo Artuffo e Sergio Fergnachino, di Videocommunity Torino

Videocommunity è un’associazione nata nel novembre del 2004 riunendo diversi soggetti attivi nella sperimentazione di esperienze di video partecipato e produzioni dal basso. Le attività associative sono state, fin dagli esordi, caratterizzate da momenti di formazione alla videoproduzione e realizzazione sperimentale di contenuti audiovisivi, che hanno coinvolto scuole, associazioni, gruppi informali, film-makers, operatori sociali e Università. Videocommunity dal 2011 ha sede nella Casa del Quartiere Cecchi Point. In questo contesto attiva partnership con differenti realtà associative e istituzioni che si occupano di cultura e di tematiche sociali come: Comune di Torino, Comune di Venaria, Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo, Quinta Tinta (associazione di improvvisazione teatrale), SUR (Società Umane Resistenti), AMNC (Associazione Museo Nazionale del Cinema), YEPP Porta Palazzo, Sapere Plurale, GiovaninRete, CPA Parini, Istituto Albe Steiner, Rete delle Case di Quartiere. Videocommunity è parte di BIM, Barriera in movimento, che raggruppa associazioni e cooperative sociali sul territorio di Barriera di Milano.

Info qui

 

 

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Elena Blasi: Educatore Professionale, insegnante MIUR ha lavorato dal 1991 su Progetto Nomadi e dal 1998 ad oggi insegna presso la Casa Circondariale di Cremona.

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Mi chiamo Bellini Cadia e ho 48 anni. Vivo a Mirandola, provincia di Modena. Sono un’insegnante e lavoro presso una scuola dell’infanzia pubblica. Mi sono appassionata alla scrittura dopo un percorso che mi ha portato alla Lua ad Anghiari e ora mi sto appassionando alla raccolta di storie. Questa, per me è un ottima occasione per mettermi alla prova

***

Cosa ci “portiamo a casa” da questa esperienza?
Questa esperienza ha posto le basi per iniziare un percorso che fino ad ieri ritenevo solo un “idea” poco concreta. Mi ha fatto capire che è possibile e anzi l’idea di raccogliere storie in carcere è la mia metà.  Mi ha tolto il senso di inadeguatezza nel compiere un’esperienza di questo tipo.
Ho conosciuto in questi giorni  persone ricche, di esperienze di vita, per me molto significative e interessanti .                Ho riempito la mia valigia di conoscenze e alimentato la mia voglia di sapere. Il corso mi ha chiarito idee rispetto alle mie intenzioni e obiettivi. Inoltre, di rilevanza notevole, ho imparato delle cose di me che non conoscevo e ho capito, ancora una volta il valore della libertà.

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Carla Chiappini giornalista sociale ed esperta in scrittura autobiografica – a conclusione del percorso triennale alla Libera Università dell’Autobiografia.

Lavoro in carcere dal 2001, nel 2003 ho fondato un giornale – “Sosta Forzata” – che esce tuttora, ho scritto progetti sulla genitorialità reclusa come “Genitori sempre” realizzato e concluso nel 2009 e “In nome del padre” tuttora in corso.

Dallo scorso settembre 2015 lavoro alla redazione di “Sosta Forzata” con un gruppo di studentesse volontarie e persone “messe alla prova”.

Da settembre infine di quest’anno coordino  la redazione di Ristretti Orizzonti nel carcere di Parma con la direzione di Ornella Favero e conduco con l’associazione “Verso Itaca Onlus” – di cui faccio parte – un gruppo di scrittura autobiografica in collaborazione con l’associazione “Per ricominciare”.

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Manuel Coser

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Isabella De Gaspari, nata a Torino nel 1951. Dopo gli studi universitari ho lavorato per un breve periodo come psicologa nelle scuole e successivamente ho insegnato per molti anni nelle scuole statali, soprattutto in corsi per adulti. in seguito ho avuto esperienze di volontariato in Brasile, in Egitto e in Camerun, come insegnante di lingua italiana. Ora continuo questa attività con immigrati e collaboro al progetto “Studiare vale la pena” presso il carcere delle Vallette a Torino.

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Silvia Della Sala

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Andrea Fontana classe 1943 è nato e vive a Reggio Emilia.

Dal 1993 svolge attività di volontariato che si occupa di persone in condizioni di fragilità.

Come volontario ha fatto parte, per oltre 8 anni, del CSV (centro di servizio del volontariato) di Reggio Emilia come componente del Consiglio Direttivo

Ha gestito dal 2007 al 2013 una cooperativa sociale che opera sui “disturbi specifici dell’apprendimento”.

Attualmente fa volontariato in carcere (Casa Circondariale di Reggio Emilia) con una cooperativa sociale per un per-corso teatrale con la metodologia del Teatro dell’Oppresso (TdO) con i detenuti.

Ha lavorato presso imprese industriali con funzioni di coordinamento nelle varie aree gestionali: Organizzazione, risorse umane, controllo della gestione.

Ha svolto attività da libero professionista in “consulenza di direzione e pianificazione strategica” rivolta a piccole e medie imprese.

Ha una laurea in Scienze Politiche indirizzo sociale conseguita presso l’Università di Bologna e un master di primo livello su “Relazioni e sentimenti nelle professioni educative e di cura” presso l’Università Cattolica di Milano sede di Piacenza.

Ha frequentato la “Scuola di Amministrazione Industriale” presso l’Università di Torino facoltà di Economia e Commercio (nei lontani anni sessanta).

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GIULIA FERRARIS

25 anni, di Centallo.

Laureata in Beni Culturali, indirizzo storico – artistico, attualmente studentessa all’ultimo anno del corso di Laurea Magistrale in Scienze Storiche dell’Università di Torino.

La passione per l’arte in tutte le sue forme e per la storia locale con i suoi costumi e le sue tradizioni, si sono intrecciate anche nel percorso universitario, oltre che nella vita al di fuori degli studi, con un interesse per le storie di vita nato dai racconti d’infanzia dei nonni e poi continuato nelle parole di chi ho incontrato nel corso degli anni.

La curiosità che mi accompagna da sempre mi porta a voler scoprire e comprendere nuove idee, nuovi stili di vita e ad approcciarmi anche ad argomenti che a primo impatto sembrano lontani da me e dal mio modo di vivere e pensare.

Nonostante la riflessività che mi contraddistingue, trovo nel lavoro di gruppo, nel confrontarmi con gli altri e con le loro idee, un forte sprono per esprimermi e mettermi in gioco.

***

I custodi della memoria.

Ho riflettuto molto su quello che si è detto al corso e ciò che è nato dal confronto con gli altri.

Posso dire che questi quattro giorni hanno contribuito ad avvicinarmi ad un tema, quello del carcere e delle persone che ruotano attorno ad esso (siano essi detenuti, volontari, operatori, familiari e chiunque in qualche modo abbia avuto contatti con questo mondo), di cui conoscevo molto poco.

Si è parlato della difficoltà di comunicare eventi estremi come quello della detenzione, della necessità di abbattere le barriere innalzate dal pregiudizio culturale e sociale e della resilienza alla vita reclusa, elementi di sprono alla raccolta di storie per far sì che i nostri testimoni possano dire “io esisto”, “io ero, ma oggi sono…”.

Dall’incontro con il gruppo dei Biografi spero di poter in prima istanza imparare da chi ha più esperienza di me nel settore, e anche di poter apportare un contributo nella raccolta, conservazione e restituzione delle storie di vita di coloro che hanno avuto  a che fare con questo tipo di istituzione assoluta.

Seppur apparentemente lontano dal mio percorso di studi, questo progetto in realtà ha molti punti in comune con esso: la principale funzione dello storico infatti è di scandagliare, conoscere, approfondire e restituire alla società, nella sua totalità e complessità, temi anche scomodi e poco trattati del mondo che ci circonda, portandoli all’attenzione di diverse fasce di individui.

Giulia

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgSo7s5DaprzY1NBY

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Iacopo Giofriddo

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Ciao! Mi chiamo Lucia Gotra e studio Psicologia a Parma, dopo una parentesi di un anno di Servizio Civile a Cochabamba, in Bolivia.
Attualmente vivo a Lodi, città in cui sono nata e cresciuta; da anni faccio parte di un’associazione/progetto chiamato “Lodi Città Aperta”: ci occupiamo di promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione giovanile confrontandoci e trattando temi fondamentali, come i diritti e l’intercultura.”

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Grazia Grena

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Liliana

Ho lavorato tanti anni in carcere da educatrice, per scelta, e lavoro tuttora nell’amministrazione penitenziaria, Volevo un lavoro che avesse senso, e continuità con la mia storia personale e sociale di figlia di famiglia operaia e comunista, che mi aveva trasmesso un forte senso della giustizia e la necessità di combattere l’ingiustizia.

Ho cercato nel carcere un luogo in cui l’agire individuale e capillare fosse utile a rendere voce o dignità a chi non le ha più o non le ha mai avute, in un tempo in cui era sempre più difficile per me trovare significato nell’agire collettivo. In carcere ho imparato molto di me e per me stessa, ho osservato da vicino e vissuto da dentro l’istituzione totale, ho incontrato le zone più oscure di noi esseri umani, e profonde vulnerabilità, spesso associate. Dalle storie personali al contesto, ho tentato di lavorare in direzione della presa di coscienza e del cambiamento, per quanto nelle mie capacità e possibilità, E’ stato appassionante quanto frustrante.

Ho voluto portare al corso dei biografi della memoria carceraria il desiderio di raccontare ciò che avverto come inenarrabile, un desiderio che mi accompagna da quando ho iniziato a lavorarci, e la necessità che sento di abbattere gli schieramenti, di superare i pregiudizi e coltivare in me stessa e negli altri la capacità di ascolto e riconoscimento. Nessuno in carcere ha davvero voce, la comunicazione è alterata sempre, fra tutti coloro che ci vivono da detenuti e tutti coloro che ci lavorano, e fra gli uni e gli altri.

Le potenzialità della narrazione autobiografica per raccontare di sé ma anche per raccontare i luoghi mi sono oggi più chiare, grazie a questa formazione, e si è rafforzata di conseguenza l’iniziale convinzione che per raccontare il carcere sia necessario raccogliere le narrazioni di tutti, reclusi e non, benché il percorso appaia molto arduo e l’obiettivo forse utopistico.

Credo che raccontare i luoghi della reclusione sia necessario per raccontarci senza finzione chi siamo, prendere coscienza di noi come individui e come società, perché sono luoghi in cui la violenza, la separatezza, la sopraffazione, la disumanizzazione agiscono prive degli orpelli che, nel mondo di fuori, le mascherano e le reinterpretano fino a farle apparire talvolta il loro opposto.

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filomena

Filomena Ilaria Lillo, appassionata di umanità.

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgSwBn4DxRg8lpecO

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Maria Teresa Liuzzi, tutore legale dei minori, presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Massimo Troisi” di Taranto, arteterapeuta, storyteller,  teatroterapeuta certificata. Opera con minori, disabili, detenuti, anziani fragili, comunque soggetti con disagio, progettando e realizzando laboratori che utilizzano linguaggi artistici.

***

Alla presentazione del corso ho subito pensato che il programma fosse ambizioso e anche molto denso, con molta probabilità difficilmente realizzabile. Invece i tempi serrati, il lavoro ben programmato, e quindi un utilizzo saggio del tempo ha permesso non solo di affrontare tutti gli argomenti previsti, ma anche di rendere noi corsisti subito operativi. Infatti dopo aver avuto le adeguate indicazioni per muoverci nell’ambito della intervista narrativa, ci è stato dato il compito di realizzarne una. Durante le formazioni di solito si fanno, nel migliore dei casi, delle simulazioni, la nostra è stata invece una esperienza e l’aspetto positivo di ciò è che al termine del percorso ognuno di noi si è reso conto di quanto il progetto fosse realmente fattibile. Ci è stata data la possibilità di rompere il ghiaccio in una situazione protetta, e soprattutto nel rivedere i lavori, pur avendo la possibilità di riflettere sugli errori che erano stati commessi, ci siamo resi conto che eravamo pronti per raccogliere interviste.

Se il successo di una formazione si misura dalla capacità di mettere in pratica quanto è stato detto o teorizzato, non posso che considerarla efficace.

Quanto poi al progetto, mi ha convinto non appena ne sono venuta a conoscenza, questo perché lavorando con la scrittura e comunque con le storie di vita, e operando nel carcere di Taranto e nell’Istituto Penale Minorile di Roma, sono convinta che l’Istituzione carceraria vada riformata, e per farlo è necessario offrire uno sguardo da più punti di vista. Credo fortemente che questo progetto possa, creando conoscenza, smuovere le coscienze e promuovere il cambiamento.

Maria Teresa

 

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgS-pRTMWOUc2V1Nu

 

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Mi chiamo Benedetta Maina e studio presso la facoltà di Giurisprudenza di Torino.
Da quando sono bambina faccio parte di un’associazione: “scout agesci” .
Mi occupo di accompagnare lungo la strada, come una sorella maggiore” i ragazzi -bambini che mi vengono affidati perché come si dice nella giungla “la tua tana è la mia tana, la tua traccia è la mia traccia, la tua preda è la mia preda e la tua lotta mortale sarà la mia lotta mortale”.

 

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgSgeVBJLrHdYRKSG

Rafaela Marteta

Rafaela Marteta, nata in Albania, 1978. Ha conseguito gli studi universitari in Italia, Università di Padova. Segue gli studi dottorali a Roma e attualmente è ricercatrice presso il Centro Studi  Albanologici, Tirana, Albania.

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Mi chiamo Giuliana Monguzzi e vivo a Rodano, in provincia di Milano. Ho il diploma di Esperta in Metodologia Autobiografica conseguito presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari nell’anno 2002  .
Sono un’ ex insegnante, ora  in pensione .
Nel corso della mia carriera scolastica ho sempre adottato la metodologia autobiografica con alunni della scuola primaria e secondaria. Ho inoltre tenuto laboratori di formazione autobiografica  ai docenti con l’obiettivo di estendere la pratica metodologica.
Nel corso degli anni ho condotto laboratori di narrazione autobiografica in diversi ambiti.
In particolare, nel 2015, con l’associazione RAM , Ricerca Autobiografica Milano , ho tenuto un laboratorio presso l’ICAM , Istituto Carcere Attenuato , a un gruppo di madri carcerate.
Ho raccolto storie di vita di persone anziane nel mio paese, dove si va costituendo una Memoteca.
Nel mese di ottobre 2016 ho frequentato il corso di biografi della memoria carceraria, una grande occasione per me di conoscere qualcosa del mondo del carcere, a me finora sconosciuto, e di apprendere tecniche di videoregistrazione delle storie.

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgTp6xNb_B5zSUCPM

Ciao! Mi chiamo Valentina Spataro, sono nata a Torino, ho 26 anni e studio Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino. Ho partecipato prima ad un corso di formazione con l’associazione Antigone sul tema del rapporto tra il carcere e i mezzi di informazione e successivamente al corso di formazione “Biografi della memoria carceraria”. Penso che questa sia una grande occasione per far conoscere il carcere e tutta la vita che vi ruota attorno in un modo innovativo, di facile uso, e fuori dagli schemi!

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Chiara Stagno

Sono nata a Torino nel 1991 e studio Scienze Storiche presso l’ateneo della mia città, con un interesse particolare per la storia di genere e per la storia delle donne in età contemporanea.

Da oltre dieci anni insegno pattinaggio sul ghiaccio ai bambini, lavorare con loro mi stimola a trovare sempre modi nuovi per comunicare e mi permette di mantenere viva la curiosità che da sempre mi contraddistingue. Anche per questa ragione amo viaggiare e confrontarmi con culture diverse dalla mia, per poter imparare cosa ci distingue ma anche per scoprire quante cose ci accomunano.

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Riflessioni sul corso…

«Mi racconti una storia?»

Quante volte ho fatto questa domanda ai grandi quando ero bambina. Poi sono cresciuta ma quella domanda ho continuato a farla, in modo diverso, magari non sempre alle persone ma implicitamente ai libri che leggevo e per me è talmente importante conoscere le storie delle persone che sto cercando di farne il mio lavoro. Però la Storia non esisterebbe senza le persone e spesso ce ne dimentichiamo, soprattutto quando si tratta di carcere.

Ma come si fa a raccontare una storia, soprattutto la propria, se nessuno la ascolta? E così questo progetto che dà importanza alle soggettività, all’unicità delle persone mi sembra davvero eccezionale. Spero che chi deciderà di raccontarsi si senta ascoltato da noi ma anche da quella parte di se stesso che può avergli fatto pensare che la sua storia non è degna di essere raccontata.

Questo corso mi ha aperto gli occhi su una tematica che conoscevo e conosco poco, mi ha fatto capire che ho ancora molti stereotipi da rimettere in discussione e anche qualche pregiudizio da rimuovere. L’affinità col gruppo si è creata quasi subito, è arrivata così: inaspettata ma naturale; pur nel nostro essere diversi abbiamo trovato la chiave per lavorare insieme e confrontarci.

E mentre sono qui che ripenso a quei giorni, alle tematiche “da grandi” che abbiamo affrontato e al progetto importante che ci aspetta con tutte le responsabilità che questo comporta… Non posso fare a meno di avere lo stesso entusiasmo di quando ero piccola e non vedo l’ora di chiedere di nuovo: «Mi racconti la TUA storia?»

Chiara

https://1drv.ms/v/s!AkyQFcVRcYTOgSs–VCd6l0rYSGP

Sergio Segio

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Direttore dell’associazione Società INformazione, ha progettato il sito web del Museo della Memoria carceraria, che è stato realizzato con la collaborazione di Leonardo Fiorentini. Oltre al sito, gestisce la pagina Facebook legata al progetto.

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sergiosegio@dirittiglobali.it

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