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Giacomo Caorsi

Giacomo Caorsi è stato il primo direttore del Carcere di Saluzzo.

Intorno all’apparato carcerario si sviluppa un enorme mole di moduli da compilare e da conservare per dare conto delle attività dell’istituzione totale. In particolare, devono essere documentate le attività lavorative che i reclusi svolgono all’interno dell’istituto penitenziario.
Punizione di un detenuto in un carcere inglese all’inizio del Novecento (Archivio Cesare Burdese)

Punizione di un detenuto in un carcere inglese all’inizio del Novecento (Archivio Cesare Burdese)

Il primo direttore del carcere di Saluzzo è Giacomo Caorsi che viene chiamato in quanto già direttore del carcere di Sant’Andrea di Genova dove aveva dato ottima prova di sé, investendo anche capitali propri nell’intento di dar lavoro ai detenuti.

La sua direzione si distingue ben presto per liberalità e capacità di organizzare l’attività lavorativa dei reclusi (nell’inverno del 1833 fa visita all’istituto il celebre penitenziarista Charles Lucas dandone un giudizio lusinghiero).

Tuttavia, non mancano le resistenze al lavoro di Caorsi che deve fare i conti con l’inadeguatezza degli spazi della Castiglia per i lavori interni, deve scontrarsi con la corruzione di impresari privati che gestiscono i servizi di approvigionamento e con un governo centrale che giudica con sospetto il suo attivismo.

Il carcere di Saluzzo viene fatto oggetto di alcune ispezioni che peraltro non possono non constatare il buon andamento dell’istituto.

A Caorsi si imputa anche di rifiutare del tutto l’uso delle pene corporali e gli si affianca nella direzione un comandante militare (Giuseppe Pavese) che assume due guardie (chiamati arcieri aguzzini) preposti all’esecuzione delle pene corporali.

Il pretesto che consente al governo di estromettere Caorsi è peraltro di carattere finanziario: lo si accusa di fornire una interpretazione del regolamento che assegna al recluso i due terzi del compenso per il lavoro svolto all’interno dell’istituto, invece che la sola metà.

Nel febbraio 1834 Caorsi viene posto in aspettativa e di lui si perdono le tracce sino a quando, nel 1850, invia al Parlamento subalpino una testimonianza della sua vita di direttore di carcere a Saluzzo.

info@museodellamemoriacarceraria.it

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