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Il corpo esaminato

L'esame del corpo dei detenuti nella storia del carcere.

Tipologia di criminali da “L’uomo delinquente” di Cesare Lombroso (1876) MUSEO DI ANTROPOLOGIA CRIMINALE CESARE LOMBROSO TORINO
Detenuti esaminati presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto MUSEO CRIMINOLOGICO ROMA

Detenuti esaminati presso l’Ospedale Psichiatrico
Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto MUSEO CRIMINOLOGICO ROMA

L’utopia dei riformatori illuministi è che il carcere sia solo ed esclusivamente privazione della libertà. In realtà si sviluppano intorno al corpo del condannato una serie di pratiche di sapere che vedono il “corpo come oggetto e bersaglio del potere”.

In tal modo, la prigione diviene anche uno strumento di conoscenza e di definizione del crimine, o meglio di quei crimini che vengono puniti col carcere.

Tale conoscenza avrebbe l’ambizione di intervenire sulle condotte criminali, rendendole conformi al nuovo modello di società borghese. Si tratta peraltro di una finalità in gran parte illusoria e smentita dai dati di realtà sin dai primi anni di nascita dell’istituzione carceraria.

Ma la cosa più importante è, senza dubbio, che questo controllo e questa trasformazione del comportamento si accompagnano – condizione e conseguenza insieme – alla formazione di un sapere sugli individui. Insieme al condannato l’amministrazione riceve un rapporto sul crimine, sulle circostanze in cui è stato commesso, un riassunto dell’interrogatorio dell’imputato, delle note sul modo in cui si è comportato prima e dopo la sentenza. Altrettanti elementi indispensabili se si vuole «determinare quali saranno le cure necessarie per distoglierlo dalle sue antiche abitudini». Durante tutto il tempo della detenzione egli verrà osservato, e la sua condotta annotata, giorno per giorno. (…)

Questa conoscenza degli individui, continuamente aggiornata, permette di ripartirli nella prigione non tanto in funzione dei loro crimini quanto delle disposizioni di cui danno prova. La prigione diviene una sorta di osservatorio permanente che permette di distribuire le varietà del vizio o della debolezza.
(M. Foucault, Sorvegliare e punire)

info@museodellamemoriacarceraria.it

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