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Le carceri più sovraffollate del mondo e tutti i numeri dei detenuti in Italia

le carceri di Haiti ospitano il 454,4% in più di detenuti di quanti non possa ospitare in condizioni normali

IN QUELLE DI HAITI CI SONO IL 454,4% DI DETENUTI IN PIÙ DEL NORMALE. NELLE FILIPPINE IL 436%

Il grafico sopra mostra dove è l’inferno in terra. Ovvero, quali i Paesi che hanno il sistema carcerario più inadeguato. In altre parole: ecco dove sono le carceri più affollate del mondo.

LE CARCERI PIÙ AFFOLLATE

Il numero accanto ad ogni Paese indica la percentuale di sovraffollamento del sistema carcerario. Significa che, per esempio, le carceri di Haiti ospitano il 454,4% in più di detenuti di quanti non possa ospitare in condizioni normali. Una situazione da incubo che, d’altra parte, è nota non solo, ovviamente, alle autorità locali ma anche alle organizzazioni internazionali. Al secondo posto della terribile classifica delle carceri più affollate ci sono le Filippine: la loro percentuale di sovraffollamento è pari al 436%.

IL CASO DELLE FILIPPINE

Per dare un’idea della situazione nelle Filippine, che è simile a quella che si riscontra in altre parti del mondo, basta citare il caso del carcere di Quezon, che potrebbe ospitare 800 persone e invece ne contiene 3.800. Il presidente Duterte, che guida il Paese con il pugno di ferro, non sembra preoccuparsene eccessivamente, anzi, per niente: appena eletto ha riempito le carceri di 4.300 persone accusate di essere drogati o di spacciare droga.

La situazione italiana? Truenumbers ne ha parlato in diversi post: in questo qui sotto, utilizzando solo dati ufficiali, viene descritta la situazione dei nuovi ingressi nelle carceri italiane.

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CROLLO RISPETTO AL 2007. LA METÀ DEI NON ITALIANI SONO AFRICANI. AUMENTANO GLI ANZIANI IN CELLA

Quelli che vediamo in apertura sono i dati relativi all’entrata in carcere di persone che provengano dalla libertà in Italia, dal 1991 al 2017. Il picco nelle incarcerazioni si è avuto nel 1994 con 98.245 nuovi detenuti; da lì in poi si è registrato un calo. Il minimo storico si è toccato con 45.823 nuovi detenuti nel 2015; negli ultimi anni il totale dei nuovi ingressi in carcere è leggermente aumentato e nel 2017 i nuovi detenuti sono stati 48.144.

L’anno spartiacque è stato il 2008. All’epoca, erano ancora 92.800 i nuovi detenuti e in soli sette anni il loro numero si è dimezzato. Un dato insolito: nei precedenti 14 anni i valori erano oscillati molto meno, toccando un minimo di 78.649 nel 2001 per poi risalire appunto fino ai 92mila di dieci anni fa.

DETENUTI IN CARCERE, PIÙ ITALIANI O STRANIERI?

Naturalmente, per meglio comprendere questi numeri dobbiamo distinguere tra le varie componenti. Innanzitutto la provenienza geografica. Se fosse dipeso solo dagli italiani, per esempio, il crollo delle entrate in carcere sarebbe stato ancora più netto: i nuovi ingressi di italiani sono passati da 77.609 del 1992 a 27.067 nel 2017, con un minimo storico registrato nel 2015 con 25.302 nuovi ingressi in carcere. La diminuzione tra massimo e minimo, insomma, per quanto riguarda gli italiani è del 67,4%.

Per gli stranieri i calcoli sono più complessi. La componente di nuovi detenuti non italiani è cresciuta in modo deciso tra il 1991 e il 2007: dai 13.142 del 1991 ai 43.860 del 2007, +233,7%. Di fatto più del triplo.

Negli ultimi dieci anni, però, le statistiche riguardanti gli stranieri sono andate omogeneizzandosi a quelle degli italiani: il numero degli stranieri in carcere si è più che dimezzato e nel 2017 sono stati registrati 21.077 nuovi detenuti. Ma a cambiare è stato soprattutto l’impatto degli stranieri sul totale della popolazione carceraria: come mostra la linea rossa nel grafico d’apertura, si è passati dal 17% del 1991 al 43% del 2017. In carcere ci vanno soprattutto i maschi: gli italiani sono il 92,8% del totale e gli stranieri il  92,7%.

TRA GLI STRANIERI DOMINANO AFRICANI

Ma da dove vengono i nuovi detenuti stranieri? Come mostra il grafico qui sotto, cala la proporzione di persone provenienti dalla Ue: è del 17,2% nel 2017, era il 21,6% solo nel 2014. 

Erano leggermente calati e poi aumentati gli albanesi che erano il 13,2% l’anno scorso, dopo un minimo dell’11,5% nel 2011. In generale, gli europei sono il 36,9%, contro il 42,5% del 2014, un ritorno ai valori del 2009.

In lieve crescita invece gli africani, il 50,5%, in particolare negli ultimi 3 anni, visto che erano il 44,8% nel 2014. Ma in precedenza erano stati di più, anche il 52,3% nel 2009. La maggioranza relativa dei nuovi detenuti africani è marocchina, il 18,8% del 50,5%. Ma crescono negli ultimi anni i nigeriani e quelli provenienti da altri Paesi minori. Pochi, invece, gli asiatici: il 6,9%, in leggero aumento rispetto agli anni 2000. Piuttosto stabili gli americani: sono il 5,6%, provenienti in grande maggioranza dall’America Latina.

DETENUTI IN CARCERE, SEMPRE DI PIÙ GLI ANZIANI

Dalla lettura dei dati emerge come i carcerati stiano diventando sempre più anziani. Proprio come accade nel resto della società. Facendo un’analisi dell’età di chi è entrato in prigione tra il 2007 e il 2017, infatti, si nota come i più giovani – 18-20enni e i 21-24enni – non calano solo in valore assoluto, ma anche in percentuale. Chi ha 18-20 anni passa da una incidenza del 3,3% all’1,5%; chi ha 21-24 anni dal 9,3% al 5,9%.

In calo anche la proporzione di carcerati nelle fasce di età successive, fino ai 39 anni. In totale, come mostra il grafico qui sopra, i 18-39enni erano il 63,1% nel 2007 ma nel 2017 sono stati per la prima volta meno della metà: il 49,3%. A conti fatti, più di metà di chi finisce in galera ha più di 40 anni. A confermare il trend c’è l’importante crescita dei 50enni: sono passati dai 5.065 ai 9.268, dal 10,4% al 16,1%. Raddoppiata anche la proporzione dei 60enni, dal 3,2% al 6,4%. Insomma, c’è sempre meno spazio per i giovani anche tra i malviventi.

Fonte: Ministero della Giustizia

I dati si riferiscono al 1991-2017

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ROMA SECONDA: 56. ECCO QUANTI SONO IN OGNI CARCERE ITALIANO. UNO SU DUE È STRANIERO

Se di “problema sociale” si tratta – copyright il ministro dell’Interno, Marco Minniti – le radici sono assai profonde. Dopo le scorribande delle baby gang che si sono susseguite in queste settimane nel Napoletano, si è ritornati a parlare di criminalità giovanile, spesso con toni emergenziali. Per valutare la profondità del tema, e la veridicità delle sensazioni provate a caldo, può essere utile guardare i numeri.

LE CITTÀ PIÙ SEVERE NAPOLI, ROMA E CATANIA

I minori e i giovani adulti presenti a fine 2017 negli istituti di pena italiani a loro dedicati sono 437, in leggero calo rispetto al dato medio del 2016. La città che conta il maggior numero di minori detenuti è proprio Napoli, seguita da Roma e Catania.

Il grafico sopra mostra anche altri numeri. I 17 istituti penitenziari per minori presenti in Italia sono disposti in ordine decrescente per numero di presenze. Al primo posto domina l’istituto per minori di Nisida, nel Napoletano: 65 presenze registrate al 15 dicembre 2017. Dietro, come detto, c’è Roma (56), poi Catania (39), Torino (34) e Airola, in provincia di Benevento, che conta 32 giovanissimi detenuti, come Catanzaro.

Firenze chiude la classifica e resta a zero, ma probabilmente solo a titolo temporaneo: il carcere per minori fiorentino è stato riaperto pochissimi giorni prima l’ultimo aggiornamento dei dati.

C’ ANCHE CHI HA TRA I 18 E I 20 ANNI

Dei 437 detenuti presenti a fine 2017, poco più del 43% – ovvero, 189 persone – aveva un’età compresa tra i 18 e i 20 anni. Non sono gli unici maggiorenni perché per svariati motivi all’interno delle strutture minorili ci sono anche giovani adulti: altri 64 detenuti hanno addirittura un’età tra i 21 e i 24 anni. Di minori detenuti veri e propri ce ne sono 184: 28 sono under 15 e altri 156 hanno tra i 16 e i 17 anni.

MINORI DETENUTI, IL 47% È STRANIERO

Le donne hanno un ruolo marginale per presenza negli istituti penitenziari per minori e pesano appena per lo 0,6% a fine 2017. Storia diversa per gli stranieri: secondo gli ultimi dati disponibili, il 47% dei detenuti giovanissimi non è italiano.

Il grafico qui sotto mostra come sia cambiato negli ultimi dieci anni il rapporto tra italiani e stranieri nelle carceri per minori. Nel 2007 c’era una sostanziale parità con 205 italiani e 218 stranieri presenti in media ma a fine 2017 si è arrivati a 231 italiani e 206 stranieri.

Il sistema penitenziario minorile, va detto, è molto complesso. Negli istituti di pena finiscono davvero solo i casi più gravi e nel mezzo esistono diverse strutture per rieducare i più giovani, dalla presa in carico dei servizi sociali alle comunità. Come avevamo raccontato qualche mese fa, nel 2016 sono stati 44mila i reati commessi da minori, con 18mila giovani finiti nel mirino della giustizia, alcuni tra loro sono stati solo seguiti dai servizi sociali altri, ad esempio, sono finiti in comunità.

I dati si riferiscono al 2017

Fonte: Ministero della Giustizia

 

I dati si riferiscono al 2017

Fonte: Ministero della Giustizia

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IL 75% SONO ITALIANI, RECIDIVI E INIZIANO A DELINQUERE ANCHE QUANDO HANNO MENO DI 15 ANNI

I dati del Ministero della Giustizia sui minori che hanno commesso reati e sono stati presi in carico dai servizi sociali sono impressionanti. Il grafico sopra mostra le età dei minori la prima volta che viene aperta una pratica a loro carico dagli assistenti sociali.

QUANTI MINORI CRIMINALI

Le bande di giovani latinos e i minorenni di colore a quanto pare sono l’ultimo dei problemi. In fatto di crimine i residenti in Italia debbono preoccuparsi dei propri connazionali minorenni più che di altri.

Nel 2016, infatti, sono stati più di 18mila i ragazzi condannati per vari reati che sono stati presi in carico dai servizi sociali italiani: 13.400 sono italiani (74,72% del totale). I restanti 4.600 sono stranieri.

I primi reati vengono commessi tra i 16 e i 17 anni. I giovanissimi (da 14 anni) che sono finiti nelle maglie della giustizia sono 128, di cui 96 italiani e 32 stranieri. Più di 5mila i 17enni che, avendo commesso reati, sono stati inseriti nei programmi di recupero del Ministero della Giustizia. I sedicenni sono stati poco di meno: ne sono stati censiti 4.168. I “giovani adulti”, cioè i ragazzi che hanno compiuto 18 anni, sono stati, invece, poco più di 4mila.

DA DOVE VENGONO GLI STRANIERI

cittadini africani con meno di 18 anni che hanno commesso reati in Italia nel 2016 sono 1.615, mentre i cittadini comunitari sono stati 1.247. Gli extracomunitari europei invece sono 1.202.

Dopo gli italiani il gruppo più numeroso di minori in carico ai servizi sociali è quello dei romeni: 939. I marocchini sono più di 700 mentre gli albanesi sono 508. Brasiliani ed ecuadoregni sono stati invece 318, di cui 277 maschi e 41 femmine.

I REATI SONO STATI 44MILA

Il totale dei delitti commessi da minorenni è pari a 44.462 e nel grafico sotto sono mostrati nel dettaglio con la suddivisione tra italiani (in verde) e stranieri (in rosso).

Di questi 44.462 reati, quelli contro il patrimonio sono stati 22.300 mentre i reati contro la persona circa 12.300. La terza categoria di reati registrati con maggiore frequenza è stata quella dei delitti contro l’incolumità pubblica come spaccio e danneggiamento.

Un’analisi più dettagliata del tipo di reati commessi mostra che il furto è stata l’accusa che ha portato più frequentemente i ragazzi in riformatorio: i casi sono stati 11.515. Le lesioni personali sono state quasi 5 mila. Il terzo reato commesso più di frequente è stato lo spaccio di stupefacenti. A seguire i 4.500 casi di rapina.

I RECIDIVI SONO STATI 10.526

L’ultimo grafico, qui sotto, mostra quanti sono stati i minori alla prima condanna e quanti invece sono stati recidivi. In questo caso la suddivisione si basa sui dati degli uffici dei servizi sociali territoriali che hanno preso in carico la persona.

L’ufficio di Bologna si è occupato di più di 2.600 minori di cui 1.866 erano quelli già noti al sistema. A Roma invece sono stati 1.384 i casi registrati. Anche in questo caso i recidivi (1.127) sono stati più numerosi dei minori alla prima segnalazione (257).  Gli uffici di Catania sono stati molto indaffarati, i casi sono stati  1.118.

I dati si riferiscono al: 2016

Fonte: Ministero della Giustizia

Fonte: Truenumbers

biografi@museodellamemoriacarceraria.it

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