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Il clan dei ricciai

eVisioni 2018. Il clan dei ricciai, un film di Pietro Mereu, giovedì 8 novembre al Campus Einaudi

Un film di Pietro Mereu

La pesca dei ricci è un mestiere faticoso. A Cagliari, fra le onde di un mare cristallino, nei mesi più freddi dell’anno, non sono rimasti in molti a praticarla. Tra questi c’è Gesuino Banchero, che con il suo clan di ex detenuti continua con orgoglio una delle più antiche tradizioni sarde. La cooperativa di pescatori restituisce voce e dignità a quelle persone dimenticate dal mondo che nella pesca dei ricci hanno trovato un’occasione di riscatto. Dopo anni di carcere, Andrea, Massimo, Simone e Bruno cercano così di superare il passato e riprendere il controllo della propria vita. Il documentario di Pietro Mereu è il racconto amaro e realistico delle storie di ex carcerati e della loro lotta quotidiana per reintegrarsi nella società. Sulle note delle Canzoni di Malavita, del cantautore sardo, Joe Perrino, il regista sardo si addentra tra i quartieri popolari e i mercati, il golfo, il carcere di Uta e l’ex carcere di Buon Cammino di una Cagliari descritta come chiusa e omertosa, che tuttavia cerca di liberarsi del suo passato di delinquenza e malavita. I criminali di una volta hanno lasciato il posto a semplici spacciatori, spiega uno degli ex detenuti conducendoci tra i vicoli nel quartiere del castello. Ma è attorno al mare che la vita di Cagliari ruota e il film di Mereu prende avvio. Dai primi piani su ricci e pesci di ogni sorta ci inoltriamo in un mondo marino che è la fortuna dei cagliaritani e degli ex detenuti. Il regista scava nelle drammatiche storie del carcere che Andrea, Massimo, Simone e Bruno portano tatuate sul corpo. Emozioni e ricordi riaffiorano nei disegni sbiaditi e negli sguardi di chi non dimentica le colpe, le pene, le ingiustizie. Dalle botte ricevute dalle guardie carcerarie allo strazio di vedere i propri cari in brevi visite o non poterli vedere proprio, neanche il giorno del funerale, i ricciai raccontano la durezza, la monotonia e la disumanità della vita in cella. Vite distrutte che Gesuino cerca di ricomporre, offrendo un lavoro proprio a quegli ex galeotti invisibili al resto del mondo. Ritornando alle radici della cultura sarda, la cooperativa dunque si offre non solo come occasione di riscatto sociale ma anche come opportunità di portare avanti un’antica usanza. “Il clan dei ricciai – spiega il regista – racconta storie crude ma ricche di forza e umanità. È una testimonianza preziosa di un mondo che sta scomparendo, e che ho avuto la fortuna di poter raccontare”.

Proiezione: Giovedì 8 novembre 2018
(ore 17, Aula A1, Campus Luigi Einaudi)

Ne discutono con il regista
Valentina Noya (Associazione Museo Nazionale del Cinema)
Monica Cristina Gallo (Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino)

biografi@museodellamemoriacarceraria.it

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