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Il carcere secondo Ascanio Celestini al festival LiberAzioni di Torino

Al LiberAzioni festival di Torino, l'attore racconta il carcere a suo modo e da voce agli ospiti dei minorili italiani

Due immensi occhi azzurri osservano la folla dall’ingresso dalla Casa Quartiere Vallette di Torino. Due occhi offerti al mondo, aperti, molto aperti, esposti alla realtà e pronti a cogliere frammenti di umanità da trasformare in spettacolo, canzone, testo. Incrocio quello sguardo. E’ quello di Ascanio Celestini che accoglie il suo pubblico raccolto nella piazzetta antistante le Officine Caos, di Stalker Teatro che opera nella sezione femminile del carcere di Torino. Alle 16 dell’8 settembre 2017, per LiberAzioni FestivalAscanio Celestini tiene la sua performance dedicata alle detenzioni e legge alcuni testi che i ragazzi dei minorili italiani hanno inviato al concorso a loro dedicato.

L’attore non è nuovo alla prigione. L’argomento rientra pienamente nei suoi interessi e lo dimostrano le sue numerose visite e interventi all’interno delle carceri italiane. Nel maggio del 2013 Celestini ha preso parte attivamente ad una campagna popolare sostenendo tre leggi sulla tortura, le carceri e la droga con uno spot, insieme ad importanti organizzazioni italiane. Il 27 maggio 2014,  in seguito ad un’iniziativa del senatore Luigi Manconi, Ascanio Celestini è stato nel carcere di Regina Coeli a Roma, un istituto dalla gestione molto difficile, per offrire un suo spettacolo alla popolazione detenuta. Per incontrare le donne detenute, l’8 marzo 2015, l’attore è stato ospitato nel carcere femminile della Giudecca, accompagnato da Michalis Traitsis, regista e pedagogo di Balamòs Teatro, che conduce i laboratori teatrali nella prigione sull’isola della Giudecca. Le visite nelle carceri sono state diverse e Ascanio Celestini ne ha fatto una personale cronaca anche per il pubblico del festival LiberAzioni. Oltre ad offrire brani dal suo libro Pro patria, la vicenda di un detenuto ostativo, destinato ad un fine pena che ha come termine la morte, che dialoga con gli eroi del Risorgimento italiano ed ha come compagno di cella il fantasma di Mazzini.

Presentato al pubblico da Sergio Segio, del direttivo di Nessuno tocchi cainoAscanio Celestini ha rappresentato la sua idea di carcere, o meglio di abolizione dell’istituzione carceraria, di detenzione, di esclusione. Ad un certo punto ha utilizzato le parole di alcuni giovani detenuti che hanno inviato i loto testi scritti al comitato organizzatore del festiva LiberAzioni, che si è occupato della selezione di opere scritte per la sezione in concorso. I testi, già carichi di energia e di verità esistenziale, hanno preso nuova vita nei toni dell’attore, nei suoi automatismi scenici, nella mimica sincopata e spontanea che sembra un leggero balletto tra i confini dello spontaneo e del costruito.

La performance di Ascanio Celestini è stata una danza, leggera, sempre in bilico, condotta con un equilibrio incerto che ha tenuto il pubblico vivo e attento. Sicuramente le sue posizioni sulla detenzione sono nette e non trattabili, il suo giudizio sulle istituzioni totali, carcere, ospedale psichiatrico, scuola compresa, decise e senza sfumature, come pure i pungenti ritratti di operatori di giustizia che si sono resi protagonisti di fatti di cronaca che hanno fatto molto parlare i media e hanno diviso gli umori degli abitanti dell’Italia. Celestini non si è risparmiato e ha raccolto molti applausi. Al termine dello spettacolo ci ha lasciati, ha salutato gli amici e il pubblico in modo dimesso, quasi imbarazzato e come a chiedere scusa della sua intromissione, una vera incursione da combattente sociale.


Erving Goffman tratta delle istituzioni totali nel suo testo Asylum del 1961 e le articola in cinque tipologie, per la tutela di incapaci non pericolosi, istituzioni create per recludere chi rappresenta un pericolo non intenzionale per la società, quelle destinate ad accogliere coloro che rappresentano un pericolo intenzionale per la società, le istituzioni nate per lo svolgimento di un’attività funzionale continua, come le grandi realtà di lavoro e la scuola, le istituzioni che richiedono il distacco volontario dal mondo come le comunità religiose e spirituali.

Fonte: Marco Rabino, detenzioni.eu

biografi@museodellamemoriacarceraria.it

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